Vittore Buzzi

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Lifestyle photography, fotografia

È un periodo intenso di lavoro e di trasferte, di quelli che sembri compresso in un frullatore e tutto ti scivola fra le dita. Sono impressionato dalla quantità di immagini che produco per i miei clienti. A stento riesco a fermarmi e a chiedermi cosa io stia facendo in questi ultimi mesi.

È fotografia commerciale ovviamente ma di che tipo?

A parte i cataloghi per larredamento in particolar modo nell’ultimo periodo sto realizzando qualcosa che oserei definire “lifestyle photography” sia per privati che aziende.

Oggi tutti vogliono entrare in contatto con un “pubblico” che possono essere clienti vecchi o potenziali ma anche amici, datori di lavoro attuali o possibili, privati ed aziende hanno la necessità di rappresentarsi all’esterno come possibili partner di altre realtà economiche e sociali. Vogliono rappresentarsi in base a come si sentono di essere. Il mio lavoro è quello di fare fotografie che rafforzino la loro immagine verso l’esterno ma anche verso l’interno. Così a esempio un matrimonio può diventare un modo di dire al mondo quale approccio alla vita si sta adottando così come un servizio fotografico di famiglia diventa una modalità di presentarsi all’esterno come persone che credono in determinati valori e rafforzarli all’interno. È come se nell’ultimo periodo i miei clienti privati e quelli aziendali si siano trovati ad avere le stesse esigenze di immagine. È la prima volta che me ne rendo conto in maniera così forte. La fotografia di Lifestyle diventa quindi una pratica valida sia per il corporate che per il ritratto aziendale che per il wedding.

La società delle immagini ha preso il sopravvento e questo se da un lato spaventa dall’altro per quei fotografi che si presentano in maniera creativa, genuina e ascoltano le esigenze dei propri clienti e riescono ad intercettare quella fascia di clientela alta è una opportunità che permette di allungare la carriera fotografica rivolgendosi a nicchie che fino a qualche anno fa non esistevano, almeno non in Italia.

Certo si può tentare di prendere l’esperienza anglosassone e di trapiantarla qui da noi però si rischia di fare le copie delle copie, non è con schemi luci e props che riuscirete a far emergere l’amore di una famiglia, serve empatia, studio e apertura mentale certo tutto può aiutare il fotografo un po’ più fragile…
Nel frattempo la tecnologia cambia e l’intelligenza artificiale entra in maniera sempre più potente nelle professioni creative, aiutando e automatizzando i compiti più ripetitivi. Dall’inizio d’anno è stato un susseguirsi di innovazioni e anche mamma Adobe ha iniziato a capire che deve puntare in maniera decisa su strumenti non solo sofisticati ma semplici da usare che sappiano prendere decisioni in nostra vece. Insomma l’anno ha da poco passato la metà e sembra già ricco di soddisfazioni, sfide e opportunità. Il cambiamento in maniera serena sembra essere una necessità intelligente. In tutto questo noto sempre più che c’è una cosa che in Italia non cambia: la burocrazia. È come se lo scollamento fra lo stato burocratico e la parte produttiva del paese stia aumentando. La zavorra pesa e parecchio sempre più spesso si pensa ad un cambiamento di LifeStyle appunto non molto lontano ma in un paese in cui le leggi non siano bizantine e macchinose e lo stato non ti chieda così tanto tempo per fare tutto.