AI per fotografi
Ho iniziato ad usare i programmi di Intelligenza Artificiale (AI) già l’anno scorso. L’inizio, come ogni cosa, è stato in salita.
Entusiasta, come al solito, ho avvisato i miei colleghi che mi sembrava ci fossero buone possibilità per cambiare radicalmente alcune regole di business che sottendevano alla fotografia professionale in particolare a quella di eventi e dei matrimoni (wedding photography). Ci sono stati due tipi di reazioni chi, come me, ha abbracciato subito l’opportunità e chi invece si è inizialmente arroccato sul fatto che l’uomo, il gusto e l’unicità dell’occhio sono insostituibili. Ho dato in pasto alle AI migliaia di mie foto scattate, scelte ed editate. Ho iniziato a delegare la scelta della foto e un primo post processing delle foto.
Ad un anno di distanza posso trarre delle prime conclusioni che sicuramente cambieranno. Io uso AFTERSHOOT forse non il programma migliore in assoluto sicuramente il più duttile e quello prezzato meglio (tante subscription significa soldi da investire nello sviluppo).
Consiglio l’ AI per i fotografi professionisti? Certamente si ma con alcuni caveat. Mettiamo un po’ di punti fissi:
Tutti gli strumenti di AI si migliorano costantemente quindi bisogna monitorare tutto ciò che permette di snellire e velocizzare il workflow e quello che va ampliare le nostre capacità creative per consegnare ai clienti un prodotto straordinario su cui posso fare un mark-up più alto dei miei competitors;
Le AI non vengono utilizzate solo dai fotografi ma anche dagli sviluppatori di programmi quindi mi aspetto che il tasso di incremento dello sviluppo delle soluzioni basate sull’intelligenza artificiale continui ad incrementarsi, lo vedo bene con AFTERSHOOT e con la suite ADOBE con Lightroom e Photoshop;
La potenza di calcolo lato server e lato computer sta diventando una discriminante così come l’energia e il calore che viene rilasciato dai computer, il mio super Mac basato su Intel I7 ha avuto frequenti problemi di surriscaldamento in questa calda Estate italiane piena di lavoro;
Visto il tasso di innovazione continuo quello che era impossibile qualche mese fa rischia di diventare un task banale in molto poco tempo;
Il vantaggio competitivo tende a ridursi in quanto tutti si muovono in fretta ed sono pronti ad abbracciare questi nuovi strumenti;
Il problema non è più se usare o meno, come fotografi o come liberi professionisti l’intelligenza artificiale ma come usarla in maniera creativa ed efficiente;
L’AI, per ora, non sostituisce le relazioni personali, può facilitarle ma ancora abbiamo bisogno del tocco UMANO;
L’intelligenza artificiale sembra più brava nei task più noiosi, ripetitivi e che richiedono precisione e grande accesso ai dati, fa ancora un po’ fatica a fare associazioni di idee super - creative, i salti logici i cosiddetti lampi di genio sono più limitati ma mano mano che le vengono forniti modelli mentali alternativi non può che migliorare;
Quest’anno io mi sono concentrato nell’usare l’intelligenza artificiale per aumentare le mie entrate e diminuire il tempo che dedico ai task che mi richiedevano tempo e grande energia mentale;
Se siete dei liberi professionisti esiste un collo di bottiglia: voi. Ad un certo punto come, fotografi, dovete uscire e fare le foto e benché sia più facile sceglierle, processarle, post produrle fisicamente dovete andare nella realtà con la vostra attrezzatura e farle. Il vostro corpo ha dei limiti, e la vostra attrezzatura anche. Sarà per questo che ho un fastidioso mal di schiena e che dopo 5 anni una delle mie fide macchine fotografiche si è vista dover sostituire l’otturatore?
Si l’intelligenza artificiale non sono solo rose e fiori. Però darà forma a molto del nostro futuro e se in questo futuro vogliamo esserci dobbiamo tenere un occhio ben fisso sulle possibilità che ci schiude.
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