Il paesaggio, la fotografia e la meditazione

Mentre fotografo mi concentro in maniera profonda su delle immagini interiori, spesso ricerco degli attimi fugaci che avevo visto con la coda dell’occhio, un sogno una visione.
Sento piano il mio respiro e l’immagine che mi pervade, sento il paesaggio e mi fondo con l’ambiente circostante in un afflato d’amore.

Per me rimane difficile fotografare con altri, la mia è una pratica per lo più solitaria, sono pochi quelli che possono accedere al mio spazio durante il processo fotografico.

Lo stato perfetto in cui cerco le criniere di uomini o animali non va disturbato deve essere rispettato.
Il mondo esterno richiama continuamente la tua attenzione, tutti vogliono il tuo tempo.
Fotografare vuol dire concentrarsi, percepire, meditare di fronte al mondo per poterne cogliere una immagine significativa.

Cerco storie, piccole grandi che siano cerco trampolini per l’immaginazione, la mia e quella di chi guarda.
La soddisfazione è sempre tanta, profonda, quella di una piccola creazione.
Fragile e insicura ma sempre una creazione è.

Oggi questo si dovrebbe fare, contemplare e cercare, dentro di se prima di tutto e all’esterno poi.

Questo processo lo ribalto anche nel mio lavoro professionale che sia fotografia di architettura o di ritratto cerco sempre un punto di vista, un mistero delle relazioni che vadano al di là di quello che c’è.

Così in Abruzzo sul Gran Sasso, dove l’aria riempie i polmoni e il vento spazza le nubi della tensione e delle preoccupazioni di questo periodo ritrovo la voglia di raccontare storie, l’amore per l’uomo e per la narrazione.
Vicino agli amici protetto dalla natura grande e imponente che mi ricorda che il mio travaglio è quasi tutto immaginato…
La sera e il mattino mi accompagna Irène Némirovsky consiglio di una amica a Milano…
Suite Francese racconta di noi è così attuale così presente… Un libro imperdibile…
Criniere si fondano con il circostante io mi perdo per l’Italia…
Fotografo e mi guarisco un poco… Dolci sessioni di foto terapia…

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