Covid19 e fotografia

Era iconica e sembrava il set di un film.

Lui girovagava e stavo per chiedergli di sedersi lì.

Poi si è seduto e mentre fotografavo si sono allontanati ancora di più…

Quel gesto minimo ma potente che parla di coabitazioni forzose, di vicinanze lontane.

Poi c'era il luogo, la data e l'ora…

Una di quelle foto bastarde che lavorano a livello ricettivo (arrivano subito e stringono il cuore) e a livello percettivo se le scandagli scopri tutto e la didascalia quasi non serve.

Tutte quelle informazioni eppure è l'inizio di una storia piena di interrogativi.

É una barca che ha perso gli ormeggi alla deriva del tempo. (liberamente adattato da Susan Sontag)

Non è un lavoro né un progetto è una di quelle immagini che probabilmente rimarrà. Piano andrà ad affermarsi.

C'è una metafora gentile dei tempi una malinconia che stringe il cuore...

Da dove viene quella luce? dal cinema? più probabilmente dalla pittura.

1942 Nighthawks... Edward Hopper... Semplicemente inavvicinabile...

Eppure oggi sembra tutto così scontato, si pensa sempre più spesso che non servano i fotografi...

Sorrido e guardo avanti il mondo è fermo eppure questa immobilità sarà motore di cambiamento... In meglio o in peggio non so...

Anche se ho gli accrediti mi muovo poco e cerco di rimanere a casa...

Ho una lista di foto da fare... Di notte... Vedremo...

In fondo faccio solo foto...

Nel frattempo volevo aggiornarvi sugli incredibili lavori che stanno facendo alcuni colleghi:

C'è una certa retorica di guerra nell'aria. Non solo in alcuni servizi fotografici (tra l'altro interessantissimi e degni di nota) ma nelle televisioni e talvolta gronda anche dagli articoli.

Ragionare, oggi, sui modelli di rappresentazione della realtà non è semplice, innondati come siamo di notizie, foto, filmati.

Guardando però il complesso dei lavori che sono apparsi su innumerevoli testate mi viene da pensare che ci sia stata una copertura quanto mai variegata, non nei temi o nelle storie, ma nei linguaggi.

Quello si, ci sono tanti autori che forse sono un po' troppo innamorati di loro stessi e meno delle persone che rappresentano.

Però è la prima volta che vedo una pluralità di voci che vanno dal professionista al medico che scatta una foto per il solo fatto che è l'unico che ha accesso a certi momenti privati di una collega.

C'è tanto, forse troppo, e vedremo alla fine cosa rimarrà... Non negli archivi ma nella memoria collettiva.

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