Vittore Buzzi

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The Hospital

Quella stanza scarna, un paravento… Il vuoto, lo sfascio… eppure è un ospedale, eppure…
Qui diamo tutto per scontato… L’acqua corrente, l’elettricità… Possono essere ancora oggi parole lontane e non di prosperità… Cosa stiamo creando?
C’è un mondo che corre e un altro che passeggia, arranca e rimane in dietro… eppure ci potrebbe essere, come non mai ora, un mondo migliore… eppure…
“Questa”, dice Kofi, lungo lungo e sottile, “Questa è la nostra sala visite. Con le suore e con i medici stiamo formando del personale paramedico… Passa ferri durante le operazioni e persone in grado di diagnosticare le malattie più diffuse e pericolose come la Malaria e la Tubercolosi… L’idea è di fare dei dispensari… con visite settimanali e distribuzione di medicine…”
Kofi mi fa da anfitrione… L’ospedale di Dubbo è un’oasi di speranza… Ai nostri occhi può sembrare un tugurio ma qui è l’ultima carta quando il santone e il medico tradizionale hanno fallito, si mettono in cammino… Camminano con la febbre, con una mano in cancrena, camminano verso Dubbo… Un passo dopo l’altro, tremando, stringendo al petto un figlio o una figlia malati… Per loro ormai c’è solo il prossimo passo… Verso una speranza sempre più flebile, come il respiro che manca o la fronte che scotta…
Arrivano qui nella sala visite…
Ora vi chiedo uno sforzo… Uno sforzo di immaginazione… Provate, provate per un attimo ad essere voi…
Chiudete gli occhi… e provate la terribile libertà del non avere…
Non per scelta ma per imposizione…