Nadav Kander
Nadav Kander nasce a Tel Aviv e presto si trasferisce in Sud Africa.
Compra la sua Pentax con i soldi che gli vengon regalati per il suo Bar Mitzvah…
Inizia così la carriera di uno dei fotografi che saprà passare attraverso vari periodi della fotografia… Impressionante il suo curriculum di premi:
2015
Honorary Fellowship, The Royal Photographic Society
2014
World Press Photo Awards – Staged Portraits Single, 3rd prize
2013
World Press Photo Awards – Staged Portraits Single, 1st prize
2012
International Photography Awards, Editorial and Advertising
2009
Prix Pictet Earth, Winner7th Annual Lucie Awards, International Photographer of the Year
2008
Lianzhou International Photo Festival, Silver Photographer of the Year
2007
The Royal Photographic Society ‘Terence Donovan’ Award National Portrait Prize, Shortlisted
La cosa interessante è che ha saputo spaziare rimanendo quasi sempre fedele ad una poetica dolce e delicata. Il suo approccio al paesaggio, fra il concettuale e il documentario ha, nella sua ultima serie Dark Line – The Thames Estuary, decisamente virato verso il primo pur mantenendo una poetica intima e toccante.
E’ un fotografo che ha saputo costruire dei progetti che mi hanno sempre affascinato per la sua capacità di risolverli non solo sotto il punto rivista razionale ma anche da quello estetico ed emozionale. L’uomo, il suo marchio eil paesaggio diventano una mappa delle fragilità, dei possibili punti di rottura a cui stiamo portando il nostro pianeta, il tutto in un apparente dolcissimo silenzio. E’ il silenzio della ragione, dell’intelligenza sempre più lontana dallo scempio che stiamo compiendo. Le sue fotografie sono dei tremendi CAVEAT, ogni giorno ci avviciniamo al punto del non ritorno… ci avviciniamo a tutta forza senza remore anestetizzati dalnostro consumo.
Il mio preferito è Yangtze, The Long Riverda cui è scaturito un LIBRO ormai introvabile, più accessibile dal punto di vista editoriale è Dust.
Da non perdere la sezione dedicata al film con il bellissimo cortometraggio dedicato al Salvator Mundi di Leonardo.