La luce in fotografia
Certo fotografia dal punto di vista etimologico significa scrivere con la luce o scrittura di luce…
I fotografi lo sanno e amano controllare la luce in modo da far emergere il reale come non è possibile percepirlo… Si usano i limiti della macchina, sotto esponendo o sovraesponendo, restituendo qualcosa che esiste solo nella mente del fotografo. Quando l’autore esagera, enfatizzando, il controllo della luce (ma è valido anche per altre specificità del mezzo) si parla di RETORICA.
Questo è successo negli ultimi anni, si è andati alla ricerca di una anti retorica… Tutto è iniziato probabilmente con i Becher o forse prima ancora con Sander, ed è continuato con i New Topographic e non posso non pensare alla scuola italiana di paesaggio… in cui si è tentato di restituire l’immagine del mondo così come è…
Questa ricerca, a volte un po’ manieristica, è sfociata nel massimo della retorica ovvero la Metafora… E’ intrinseco nell’uomo cercare un significato… L’assenza di senso spaventa e terrorizza come la mancanza di una storia… Allora ecco il fiorire delle interpretazioni… Una raffinata scuola di critica teorica e una estrema concettualizzazione che ha portato un netto distacco fra la fotografia dei musei e la fotografia “popolare” e un po’ grossolana alla Steve McCurry.
Però la luce e la sua ricerca, per certe foto bisogna uscire in certi orari e con un certo tempo atmosferico, fa si che i fotografi non possano non amarla, percepirla, sentirla, ascoltarla… E’ come se la vista non fosse l’organo preposto alla sua corretta percezione.
Così reagiamo a quello che abbiamo davanti lasciando andare le nostre sensazioni più profonde… Intime e melanconiche… Come queste metafora d’Africa così diversa da quella gridata ed esagerata della Mongolia in una impossibile inversione di ruoli…
Pensieri.. 🙂