Quanto è difficile ritornare: mal d'Africa o mala Europa?

Negli ultimi 6 mesi ho passato 2 mesi in Africa… penso di aver ampliamene sorpassato i due anni, sommando tutti i miei viaggi… Sono da sempre vittima del mal d’Africa… Però non è qualcosa di indefinito che mi inumidisce gli occhi come una lady di inizio 900… Il mio malessere è legato alla società europea…
Una premessa è doverosa il bianco in Africa, se è un uomo, ha come una super pelle… Qualsiasi africano vi parlerà o vi darà un chance… In qualsiasi ospedale vi prenderanno subito in carico e vi faranno passare davanti a donne e bambini… Non è giusto ma è così… sarebbe stupido non ammetterlo…
Così i soldati Bangladeshi della MINUSCA erano pronti ad accompagnarmi nei quartieri mussulmani con i loro mitra e il loro blindati per proteggermi da chissà quali misfatti si immaginavano potessero perpetrare i loro correligionari…

Ogni volta che parto è come se tornassi indietro alle radici dell’uomo, alle radici della solidarietà
Anche nei contesti più duri non appena scendo in strada entro nelle case si instaurano dei rapporti umani… Così eccomi a parlare con il responsabile della comunicazione del presidente del Benin, entrare nei quartieri disastrati di Bouar, varcare le porte delle sale operatorie e delle capanne… Parlare con i capi villaggio con i malati, tenere fermo un uomo che piange mentre suor Rita gli disinfetta le piaghe che gli arrivano all’osso…
Raramente ho soldi in tasca, ho solo il mio cuore la mia umanità ferita e una apertura, questa si, che non è riscontrabile in molti…
Non appena scendo dall’aereo il mondo consumistico e occidentale scompare… Come una sospensione, tutto perde significato… Si amplia invece la mia rete di relazioni… Non mi serve più parlare… Le persone mi aspettano, come se portassi un messaggio di speranza e di solidarietà… E’ esattamente il contrario… Sono le persone che la danno a me… Nonostante tutto, nonostante le storture, i sotterfugi, le piccole paure, le bugie… Tutto in Africa avviene, spesso alla luce del sole…
Poi la mia vicinanza con persone che sono animante dalla fede (quella vera con al centro l’uomo e le sue necessità non gli apparati burocratici) mi fa tremare fino alle ossa…

Quando ritorno in Europa… Tutte le nostre sovrastrutture… la distanza che ci separa, il consumo, l’egoismo, la mancanza di comprensione di quello che abbiamo mi intristisce e un’ombra si allunga piano su di me… Non no è un mal d’Africa è il mal d’Europa… o meglio è una mala Europa quella che mi accoglie… Lontano dalla solidarietà, intenta a tirare su barriere (inutile e dannose)  a proteggere i suoi privilegi e a rendere sempre più schiavi i suoi cittadini…

Il cambiamento deve avvenire dentro di noi, aiutando chi ci sta vicino a capire ad accettare

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Fotografie come schiaffi o carezze

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Arles, "Les rencontres de la photographie"